SEDE E CORRISPONDENZA: via Venezia 2 - 73100 Lecce (LE)
CONTATTI: Sig. Massimo Borgia: 347 1831559
email: cslupiae@libero.it
APERTURA SEDE: MARTEDI' 18:30-21:00 - SABATO 18:00-20:00
DURANTE IL PERIODO ESTIVO LE ATTIVITÀ IN SEDE SONO SOSPESE

bo

Dal 1970, il Faro dello Scacchismo Salentino

CINQUANT'ANNI DI ATTIVITÀ DEL LUPIAE

Gli Scacchi nella nostra Città

PRIMA PARTE


Questa storia inizia nel 1970. Sono trascorsi più di trent'anni, eppure ci sembra quasi l'altro ieri. Cosa potevano fare, tanti anni fa, tre ragazzi che da poco avevano scoperto un gioco tanto avvincente da non far vedere l'ora, ogni giorno, di misurarsi in ripetute, rocambolesche sfide, dall'esito spesso alterno? Infatti, era chiaro che quelle partite alla garibaldina, combattute fino all'ultima mossa, fra colpi di...genio (o di fortuna?) e sviste clamorose, non potevano rappresentare il modo più corretto di giocare a scacchi. Il forte desiderio di migliorare il proprio gioco immaginando, senza sbagliare, che ci fossero forti giocatori e campioni, appositi schemi e teorie, portò alla ricerca di qualche libro (ne fu trovato uno dopo aver girato tutte le librerie della città!) e quindi, con ancora maggiore entusiasmo, della Federazione, senza dubbio esistente, che indicasse i Circoli più vicini. I tre giovani, che rispondevano ai nomi di Alberto Bernabei, Massimo Borgia e Claudio Santoro, ebbero dalla Federazione (trovata consultando gli elenchi telefonici prima di Roma e poi di Milano) notizie quasi sconfortanti. Gli unici Circoli pugliesi si trovavano a Bari e Taranto, non c'erano giocatori tesserati sia a Lecce che in provincia, e come riferimento venne indicata la sede provinciale dell'ENAL. Questo era un Ente Nazionale, ormai chiuso da diversi anni, che allora, con i fondi dell'enalotto, non ancora "super", dava una mano alle attività del tempo libero ed agli sport minori, un cocktail che riuniva, fra gli altri, la caccia, le bocce e gli scacchi! Comunque sia, si deve dire che il locale direttore, dott. Gabriele Arena, diede un primo concreto e fondamentale aiuto: oltre a plaudire l'iniziativa della costituzione di un gruppo scacchistico, concesse l'uso di un piccolo locale, nel sottoscala della sede dell'ente, in via Premuda, dove la sera ci si potesse riunire e giocare. Nel frattempo il terzetto iniziale si era infoltito perché, con una ricerca degna dei migliori tam-tam della giungla, si avvicinò al Circolo Lupiae (così fu chiamato) una dozzina di altri appassionati, tra i quali l'avv. Luigi Graziuso fu scelto come presidente. Iniziò così l'organizzazione dei primi tornei sociali, di sfide con le squadre di Bari e Taranto ed una stretta collaborazione con un gruppo di scacchisti brindisini, con alla testa i fratelli Fulvio ed Umberto Farachi che, insieme ai giocatori degli altri centri della provincia, rendevano il Lupiae il centro del gioco nel salento. Seguirono le partecipazioni ai tornei internazionali. Indimenticabili quelle ai tornei di Bari, per otto giorni di fila, d'estate, su auto naturalmente prive di aria condizionata percorrendo la vecchia strada statale. Si arrivava sudati e già stanchi dopo aver rimuginato, per tutto il viaggio, le aperture da giocare, spesso dimenticandole! Ma non sempre andava male. Anzi più di qualcuno ottenne la terza e la seconda categoria nazionale: ci si sentiva dei campioni. Non era ancora tutto, perché i tre giovani fondatori, insieme ad Angelo Peluso, un ragazzo di Taranto appositamente tesserato, grazie all'aiuto economico di un po' tutti i soci, parteciparono, nel settembre dell'anno 1971, al Campionato Italiano a Squadre svoltosi ad Asiago, dove il Lupiae risultò essere la squadra più giovane (con l'età media di diciannove anni) ed anche l'unica rappresentante del meridione a sud di Roma. La soddisfazione per il risultato conseguito, un buon piazzamento nel centro classifica della Serie C, fu nulla rispetto agli elogi, durante la cerimonia di premiazione, del Presidente della Federazione che additò la squadra leccese quale raro esempio di coraggio, spirito d'iniziativa e passione per il nobil giuoco, consegnando una apposita targa di riconoscimento. Si può oggi senz'altro affermare che quella partecipazione costituì la base di entusiasmo e fiducia che ha consentito i futuri successi e, soprattutto, il formarsi di quello spirito di fedeltà ad un simbolo che, abbiamo constatato col passare degli anni, è rimasto per quasi tutti intatto pur con l'alternarsi degli eventi. In questa prima parte della nostra storia non possiamo dimenticare coloro che nel tempo, anche se in modo diverso, hanno contribuito, insieme a tutti gli altri, allo sviluppo del gioco degli scacchi a Lecce. Cari amici come Fernando Porpora, Gino Mazzotta, il dott. Filippo Stea, il dott. Domenico Pugliese, l'ing. Luigi Capozza, l'ing. Elio Elia, Aldo Tana, l'ing. Antonio Funaro, il giovane Fernando Balsamo, l'avv. Antonio Bisanti e, purtroppo ultimo, Totò Manco, non ci sono più, ma la traccia del loro ricordo resterà indelebile.


SECONDA PARTE


Ripartiamo dai primi passi, percorsi, come ricordiamo, nel sottoscala dell’ENAL che, con l’arrivo dei nuovi appassionati e con l’aumento dell’attività era diventato alquanto stretto e, peraltro, lo stesso direttore dell’Ente, aveva preavvisato che quella sistemazione sarebbe stata temporanea. Ad ogni modo, visto il successo dell’iniziativa, di cui era chiaramente soddisfatto, si premurò di reperire ospitalità al Circolo presso il Dopolavoro F.S.E., affiliato all’ENAL, senza alcun onere oltre a quello di un piccolo contributo al custode per le pulizie. I locali del Dopolavoro erano costituiti da tre ampi saloni, oltre ad ingresso e servizi, evidentemente di capienza superiore alle necessità del Cral che vedeva la frequentazione di non più d’una ventina di ferrovieri per i giochi di carte e, pertanto, non ci fu difficoltà ad avere assegnata una stanza con balcone che si affacciava all’inizio del Viale Stazione. Nel frattempo, trasferitosi a Roma per gli studi Claudio Santoro, uno dei fondatori nonché valido giocatore, nei vari tornei primeggiavano, con alternanza di risultati, gli altri due pionieri: Massimo Borgia ed Alberto Bernabei. Era prevedibile che tra i due ci fosse una certa rivalità che, se dal punto di vista tecnico era improntata alla massima sportività (data anche la natura del gioco che non poteva dare adito a contestazioni), spesso infiammava le riunioni del direttivo perché entrambi volevano imporre le loro idee ed iniziative. Non era sempre facile per il paziente avv. Luigi Graziuso (incolpevole Presidente), per l’ironico Nando Porpora o per il buon Gino Mazzotta, alcuni fra i componenti del direttivo, tenere a freno i due…vulcani! Fra coloro che, intanto, si avvicinavano al Lupiae si deve segnalare una figura che, nel bene o nel male, a seconda delle circostanze o dei punti di vista, avrebbe inciso profondamente nel futuro del Circolo e del movimento scacchistico salentino: tale Giorgio Sansonetti. Ragazzo dotato di indubbie doti scacchistiche che gli permisero di migliorare rapidamente la propria forza di gioco (in pochi anni divenne il più forte giocatore del Salento, rimanendovi a lungo al vertice), era altresì provvisto di una spiccata personalità che, col tempo, avrebbe contrastato con quella dei fondatori. Gli anni trascorsi presso il Cral F.S.E., pur covando… terremoti, sono stati quelli più spensierati e, se vogliamo, più ricchi di soddisfazioni. Il Lupiae partecipava (quasi sempre unico rappresentante del Sud) ai Campionati Italiani a Squadre, ovunque fossero: Asiago, Venezia o Reggio Emilia. Nei vari tornei internazionali, per esempio quelli di Imperia, Arco, Roma, Cava dei Tirreni, La Spezia, Catanzaro, ecc., si registrava quasi sempre la presenza di qualche “lupiaense”, mentre all’appuntamento estivo con quelli di Bari la trasferta diventava… di gruppo. Il “segretario” Massimo Borgia curava un bollettino ciclostilato, “Salento Scacchi”, diventato man mano una vera e propria rivista, ricca di articoli, partite, classifiche dei tornei, programmi dell’attività e varie rubriche, che superava il confine di semplice notiziario sociale. I Tornei si susseguivano numerosi, catalizzando un sempre più elevato interesse anche da parte di scacchisti di centri vicini i quali, a loro volta, formavano nuclei di gioco presso i Circoli Cittadini, come avvenne a Galugnano, Zollino, Ugento e San Pietro Vernotico Insomma tutto sembrava filare per il meglio quando si unirono due avvenimenti che modificarono la struttura organizzativa del Lupiae. Avvenne per primo che Massimo Borgia - se ricordiamo bene per il fatto che il Direttivo volesse affiancargli Bernabei nella redazione di “Salento Scacchi”, cosa che questi non poteva tollerare! - si dimise dal Circolo (fondandone uno nuovo, come Sez. Scacchi del Lecce Club di Via Zanardelli); inoltre, poiché il Lupiae venne “sfrattato” dal Cral F.S.E. (per questo fatto non si esclude lo zampino di Borgia, che era socio del Dopolavoro, in quanto dipendente delle F.S.E., e quindi amico dei suoi dirigenti), si pose il problema di trovare una nuova sede (vedremo che questo tema sarà alquanto ricorrente nella vita del Lupiae). Non trovando alcuna adeguata ospitalità presso locali di Enti o Cral vari, il direttivo decise di percorrere la strada di una sede propria in affitto. A ciò si oppose fermamente il presidente, Avv. Graziuso, che temeva (forse non con tutti i torti) le difficoltà per il reperimento dei fondi tramite le quote sociali (non era l’epoca per pensare a contributi o sponsor) e, poiché in tale decisione venne messo in minoranza (fu eletto presidente, fra quelli che si mostrarono favorevoli all’iniziativa, il prof. Ugo Parisi) decise di dimettersi allontanandosi definitivamente dagli scacchi (diventando giocatore ed attivista del gioco della dama della quale è tutt’ora delegato provinciale). Il Lupiae trovò, quindi, la sua sede in una piccola stradina del centro storico, in Via Conte di Gaufrido, dalle parti di Porta Napoli, in locali fra i più economici ma purtroppo piccoli, freddi, ed umidi. Intanto Giorgio Sansonetti raccoglieva, tesserandoli, alcuni giovani fra i più forti e promettenti del Lupiae fondando il “Fast Club”, circolo a numero chiuso e ristretto che aveva come sede e punto d’incontro il Bar Galleria di Piazza Mazzini. Lo scopo dell’ambizioso Sansonetti era quello di costituire una specie di Lega degli scacchisti più forti e, con tale Club, partecipare (solo per vincere, possibilmente, alla faccia di De Coubertain!) ai vari tornei con opportuno gioco di squadra, al fine di raccogliere più premi possibili (ahinoi! iniziavano a far capolino piccoli premi in denaro). Insomma, siamo a metà degli anni settanta e Lecce ha ben tre Circoli di scacchi (le sono davanti solo Milano e Roma!). Arrivederci alla prossima puntata.



A cura di Massimo BORGIA